Dal mondo della tecnologia periodicamente emergono nuovi trend, che fanno riferimento ad altrettante narrazioni, che occupano spazi del dibattito specialistico ma soprattutto mainstream. Accade da almeno 30 anni, sin dall’inizio dell’era Internet quando la narrazione sulla “new economy” finì con la bolla di inizio anni 2000.
Questo articolo è estratto dal numero 40 della mia newsletter Fubolitix, che esce ogni settimana il sabato mattina alle 9, a cui ti puoi iscrivere qui.
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Ricordo gli entusiasmi per Second Life o quelli più recenti e ricorrenti per le cryptovalute, gli NFT. Ognuno, ne sono certo, ricorda almeno una delle tante bolle degli ultimi anni.
Vale oggi anche per l’intelligenza artificiale (AI)? In parte. Con alcuni distinguo.
Iniziamo a isolare ad esempio la narrazione mainstream dirompente, entusiastica ed acritica, e la realtà sotterranea che si muove nei suoi tempi, modi e luoghi.
L’AI come tutte queste novità porta rischi ed opportunità che emergeranno quando i tempi (non ci è dato saperlo) saranno maturi. L’importante è distinuguere (e saper distinguere) come sempre realtà e narrazione.
Nulla emerge secondo un disegno preordinato.
Così come la bolla del 2000 fece da preludio al mondo dei social network ed alla sharing economy (Airbnb, Spotify…) in cui oggi siamo immersi senza accorgerne, allo stesso tempo mi aspetto che l’AI faccia passi in tempi e modi che difficilmente potremo pianificare.
Del resto non pianificammo che nel 2006 un giochino di voyeurismo universitario diventasse la più grande rete sociale del mondo, o che poco dopo un sito di microblogging si trasformasse in un potente strumento di instant journalism finito poi in mani sbagliate.
Insomma, il presente è ciò che è accaduto mentre raccontavamo come sarebbe stato il futuro, in genere a nostra insaputa.
Fatta questa doverosa premessa: l’AI ha il potenziale per essere qualcosa di simile e di superiore a quegli altri fenomeni che abbiamo visto evolversi negli ultimi 20 anni.
Secondo l’Independent, ad esempio, l’AI potrebbe arbitrare una partita di calcio, fra 30 anni. Il che vale quel che vale, e ad oggi desta più interesse per capire quel che bolle in pentola piuttosto che capire se quella previsione poi si realizzerà veramente.
Ma di certo può essere qualcosa di dirompente, in grado di far vacillare anche il filosofo francese Jean Baudrillard (una rilettura de “Il delitto perfetto, la televisione ha ucciso la realtà?” è sempre doverosa in questi casi) che già in epoca pre-Internet si poneva il problema del rapporto tra la realtà in sé e quella che ci viene raccontata.
AI e sport
Come in tutti i fenomeni di questo tenore, lo sport avrà un suo ruolo.
- I rischi.
Sports Illustrated é una celebre rivista americana che da tempo è in crisi. Paragonabile – con le dovute distanze – alla progressiva perdita di rilevanza del Guerin Sportivo in Italia, un settimanale, poi mensile, che una volta dettava l’agenda e il vocabolario del dibattito calcistico, e che oggi non produce un contenuto rilevante e dibattuto nemmeno per sbaglio.
Una grande firma di SI fu Grant Wahl, il giornalista morto durante Qatar 2022 (proprio un anno fa, il 10 dicembre), pioniere del calcio USA che una volta raggiunta rilevante notorietà preferì concentrarsi sulla sua pagina Substack più che sul vecchio SI. Dimostrando come dicevo una settimana fa che per fare il giornalismo serve più testa che testata, e che molti giornalisti oggi in virtù della loro credibilità possono fare da soli.
Ebbene, il sindacato interno a SI accusa ora l’azienda di aver utilizzato l’intelligenza artificiale per sviluppare contenuti e profili finti di scrittori.
Un rapporto di Futurism afferma che SI attribuisce abitualmente la scrittura di articoli ad autori che non esistono e utilizza immagini generate dall’intelligenza artificiale per dare a questi falsi autori una presenza visiva. La storia suggerisce fortemente che SI potrebbe aver persino utilizzato l’intelligenza artificiale per generare articoli.
SI in parte respinge le accuse pur riconoscendo che i contenuti creati da AdVon Commerce (un service esterno) utilizzavano pseudonimi e per questo la partnership è stata ora interrotta.
Il caso ha creato stress sulla proprietà. Per molti anni marchio di punta della ex Time Inc., SI esiste ora con una struttura proprietaria e operativa a più livelli. Le azioni del gruppo Arena (che oltre a SI controlla anche The Hockey News e Athlon Sports) hanno chiuso martedì in ribasso del 27%, poiché gli investitori erano chiaramente allarmati dalle affermazioni. Il titolo è crollato dell’80% dall’inizio dell’anno.
Ad essere onesti (racconta Joe Pompiano nella sua newsletter Huddle Up), i contenuti generati dall’intelligenza artificiale non sono necessariamente nuovi. Altre organizzazioni mediatiche come Associated Press (AP), Buzzfeed e Gannett Newspapers lo fanno da anni. Ma la grande differenza è che i contenuti generati dall’intelligenza artificiale hanno sempre un disclaimer. Dichiarano, in altre parole, di esserlo. Così come si dovrebbe ad esempio fare con quelli pubblicitari.
- Gli scenari.
Ad un anno dal lancio di Open AI (Chat GPT) che ha imposto l’AI all’attenzione dei media mainstream, e con note turbolenze interne all’azienda (qui e qui due approfondimenti), l’intelligenza artificiale si appresta a entrare nel 2024 con molte incognite di breve periodo ma un futuro di lungo percorso che appare segnato come inevitabile.
Ho un’intima convinzione: dell’AI si è enfatizzato soprattutto l’aspetto legato alla generazione di contenuti e non quello che secondo me sarà il vero effetto rivoluzionario soprattutto nel giornalismo: il fact checking.
Continuo a pensare che la capacità di empatia e scenario di un autore abbia un ruolo preponderante, mentre piuttosto l’AI sarà uno strumento di insostituibile velocità quando si tratterà di validare e aggregare dati utili a sostenere un contenuto originale e certificarne la veridicità.
Nel frattempo – soprattutto in quella terra di mezzo tra lo sport praticato e quello raccontato – mi pare cresca sempre di più un mondo ibrido, dove i contenuti degli addetti ai lavori si intersecano con quelli degli osservatori giornalistici.
Ne ho avuto prova partecipando martedi 5 dicembre scorso al corso di David Sumpter (l’autore de “La matematica del gol” uno dei miei libri di riferimento in materia) dedicato allo Scouting attraverso l’intelligenza artificiale, con la presentazione di una applicazione che permette di profilare calciatori attraverso una intelligenza artificiale capace di raccontarli attraverso i dati.
Raccontare il calcio attraverso i numeri, in fondo, è qualcosa che nel mio piccolo cerco di fare sin dal 2000, quando ebbi la mia prima indimenticabile esperienza lavorativa alla Digitalsoccer, ora Panini Digital.
Cose che ho imparato sull’AI ascoltando Sumpter.
- al centro di tutto sta il Language Model, ovvero il modello di linguaggio che permette al cervello artificiale di selezionare le informazioni.
- l’altro passaggio chiave è la generazione di un Prompt, ovvero la capacità di formulare la giusta richiesta, con il giusto numero di dettagli, per ottenere una risposta affidabile
- l’AI rispetto all’intelligenza naturale ha un grave difetto, ovvero non ha conoscenza fisica, ma solo nozionale, di linguaggio. In altre parole mentre l’uomo impara per esperienza (possiamo banalizzare dicendo che siamo una tabula rasa che poi progressivamente viene riempita di contenuti), l’AI impara per esclusione: viene riempita di parole e dall’associazione di queste trova le risposte.
- questi due passaggi sono fondamentali per capire il concetto di “allucinazione” ovvero gli errori dell’AI nel fornire risposte. Un problema non risolvibile nel breve se non tornando al secondo punto, ovvero fare domande corrette e comprensibili.
La necessità a cui l’azienda di Sumpter (Twelve) prova a rispondere è quella di spiegare a parole un calciatore anziché con grafici e numeri che possono risultare di non immediata comprensione.
Una data analysis riportata alla dialettica quotidiana insomma.
Ovvero quello che normalmente fa un normale osservatore.
La cosa interessante non è tanto il processo, a mio giudizio, ma la risposta, che può essere personalizzata in base alle esigenze (giornalistiche o di scouting ad esempio). Perché quello che l’AI al momento ci può dire
Una nuova release – che secondo me sarà davvero interessante – nei prossimi giorni permetterà invece di contestualizzare un giocatore in un campionato in cui non ha mai giocato.
E questo è un grande salto di qualità proprio perché non avendo la AI una conoscenza fisica, di contesto, ma solo monodirezionale e linguistica, questa capacità acquisita permetterà non solo di creare un contenuto basato sull’esperienza ma anche di creare uno scenario, ovvero un ambiente ipotetico, quello in cui il nuovo giocatore si inserisce andando nella nuova squadra in una nuova lega.
Immaginatela in fase di mercato: come giocherà Matic alla Roma? Io lo feci qui in un video. L’AI permette di farlo con più velocità (e forse accuratezza).
Come ogni processo che è in fase iniziale, a mio giudizio, in questo momento il punto non è tanto quello di enfatizzare acriticamente tutto quello che arriva o di criticarlo per partito preso, ma di immaginare scenari, ambiti applicativi, perché in fondo dietro all’AI ci sono soprattutto uomini che questa AI la pensano e mettono in campo.
Sul tema consiglio anche la lettura di due episodi della newsletter Substack “Calcio Analytics” scritti dal Ceo di Soccerment, Aldo Comi (il primo qui, ma anche il secondo che dedica ampio spazio all’attenzione della stampa sportiva al tema) sui sette modi in cui l’AI avrà un impatto importante sui club calcistici, dentro e fuori dal campo.
Nel dettaglio i 7 ambiti sono: scouting, match analysis, personalizzazione di tutti gli aspetti della preparazione di un atleta, arbitraggio, ticketing, fan engagement, virtualizzazione delle carriere.
Soccerment peraltro ha creato a sua volta Aida | xvalue che si basa sostanzialmente sugli stessi presupposti di quanto detto prima a proposito del lavoro di Sumpter.
Ed un altro tool interessante in tema di Scouting e AI lo trovate qui.
In entrambi i casi la registrazione è richiesta.