La Bobo Tv sulla Rai

Bobo Tv è un format che deve il suo successo alla notorietà dei protagonisti, che essendo celebri possono permettersi opinioni ai limiti dell’assurdo, statistiche approssimative e notizie raffazzonate. Cose che Adani chiama “qualità del contenuto”.
Bobo Tv è il nome di un canale Twitch creato dall’ex calciatore Christian Vieri a cui partecipano Nicola Ventola, Antonio Cassano e Lele Adani. Quest’ultimo è stato opinionista Sky ed attualmente lavora per la RAI, che ha recentemente annunciato una collaborazione con la stessa Bobo Tv. Lui stesso ne ha parlato in una intervista al Corriere della Sera.

Dice Adani:

La nostra è quasi una compagnia, che esce dai canoni prestabiliti, con attenzione all’aspetto più importante, che è il contenuto. Altrimenti la gente non ti segue. E poco prima: non ho un piano prestabilito, mi faccio trasportare in modo naturale. Il successo del format è indiscutibile, la qualità decisamente si.

Il punto più alto Adani lo tocca quando, con il consueto approccio messianico, divide il mondo tra i giusti che stanno con lui e gli altri, dichiarando:

cerco di vivere per un senso del giusto che è dato dai miei argomenti e ci tengo continuamente a dimostrarlo. Sento che chi la pensa diversamente spesso non si concentra sugli argomenti.

Bobo Tv è un format che deve il suo successo alla notorietà dei protagonisti, che essendo celebri possono permettersi opinioni ai limiti dell’assurdo, statistiche approssimative e notizie raffazzonate. Cose che Adani chiama “qualità del contenuto”.

Questo non toglie che la narrazione funzioni.

E non serve essere sociologi per capire che il funzionamento e la presa su giovani e giovanissimi è legata in parte alla piattaforma (Twitch) a loro familiare, ma soprattutto al fatto che ci sono 5 cinquantenni famosi che nei panni di se stessi, senza copione, parlano di calcio riproducendo le dinamiche di gruppo degli adolescenti: il boss, il bullizzato, il caciarone, quello che te la spiega.

Lascia un po’ perplessi che un giornale come il Corriere pubblichi acriticamente questo tipo di intervista e la Rai che – vale la pena ogni tanto ricordarlo – dovrebbe fare servizio pubblico abbia scelto i 4 per il Mondiali in Qatar. Probabilmente proprio nell’intento di avere un appeal per i più giovani.

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