Serie A, il canale di Lega fra suggestione e realtà

Quanto è praticabile la via della creazione del canale di Lega? Spesso si ha solo l’impressione che la sua nascita sia una (flebile) minaccia ai broadcaster da evocare in vista dei rinnovi contrattuali sui diritti tv.

Ogni volta che si riapre il bando di aggiudicazione del nuovo triennio di diritti tv della Serie A, fa capolino nel dibattito giornalistico sportivo il cosiddetto “canale della Lega”. Letteralmente questo dovrebbe essere un canale autoprodotto e commercializzato dalla Lega Calcio Serie A. Nei fatti invece i diretti interessati pensano a tante formule ibride con l’obiettivo di minimizzare il rischio imprenditoriale dietro la creazione di un canale di questo tipo.

Era successo nel 2019 ed è successo di nuovo recentemente, con Calcioefinanza a riportare nei dettagli dichiarazioni e formulazioni giuridiche. Giusto dire che nell’ultimo quinquennio la Serie A si è dotata di un centro tecnologicamente molto all’avanguardia, come quello di Lissone, che da quanto risulta è stato apprezzato e vuol essere copiato anche dalla Liga Spagnola.

Quel che invece non risulta essere cambiato dal 2019 ad oggi é che la Serie A impiega pochissimi dipendenti. Circa un decimo in meno rispetto a dirette concorrenti come Premier League e Liga. Un dettaglio, questo, che fa apparire come improbabile l’apertura di un canale di Lega se non attraverso un massiccio investimento in risorse esterne.

Non è un caso, del resto, se nell’ultimo bando sui diritti tv la Serie A scrive: «Il Canale lineare e/o on demand sarà commercializzato, in forma non esclusiva, in modalità B2C (direttamente al consumatore, ndr) o in modalità B2B2C (con un’emittente che rivende il prodotto finito al consumatore, ndr) anche mediante accordo di distribuzione con soggetti terzi, da individuarsi senza vincolo di procedure e in regime di autonomia privata».

Più che ad un canale di Lega, in pratica, la Serie A pensa a qualcuno che se ne assuma il rischio imprenditoriale. Il che, a onor del vero, potrebbe essere anche interessante per qualche piattaforma (Apple? Amazon?) a patto che i diritti possano essere ceduti per tempi più lunghi dei soli 3 anni previsti attualmente dalla Legge Melandri e che in qualche modo si superi il vincolo territoriale della vendita limitata al solo territorio italiano, assommando cosí i tre ruoli chiave: produzione, trasmissione e distribuzione.

La vicenda andrà monitorata nei prossimi mesi.

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