Premier League, top club vendesi

L’attivismo della politica inglese sul calcio – anche in chiave anti Superlega – è tra le cause che stanno portando alcuni proprietari a mettere in vendita i propri club. Elenco illustre: Manchester United, Tottenham, Liverpool tra i principali.

La famiglia Glazer – che controlla il Manchester United dal maggio 2005 – ha ufficialmente messo sul mercato quote del club. Ufficialmente per rafforzarne la crescita, di fatto per monetizzare la propria presenza in quasi 20 anni di proprietà.
L’era Glazer al Manchester United è stata controversa ed assai discussa ed ha portato anche una parte dei tifosi a staccarsi dal club per fondarne uno proprio, l’FC United of Manchester, in nome di un calcio romantico e lontano dalle logiche finanziarie seguite dal club.

Nel grafico qui sotto, tratto da Swiss Ramble (un account twitter che recentemente ha anche aperto una propria newsletter su Substack  The Swiss Ramble) si vedono nel dettaglio i 166 milioni di sterline di dividendi che i proprietari del club hanno incassato negli ultimi 10 anni.

Una operazione del tutto legittima, ma che é mal vista dai tifosi secondo una retorica per la quale i club dovrebbero generare sport e intrattenimento e non ricavi per gli azionisti. Questo, in particolare, quando i risultati sul campo (come nel caso degli ultimi 10 anni dello United) non sono soddisfacenti (leggi: vincere Premier League e Champions League) per i supporters.

L’operazione dei Glazers si inserisce nel quadro di cessioni di quote di cui avevo dato conto la settimana scorsa nel quarto numero di questa newsletter, che al momento riguarda anche il Liverpool FC.

La ragione è stata ben fotografata dal Financial Times: “Il valore dei club, anche in Premier League, é inferiore a quello dei club americani di vari sport”.

Gli investitori, insomma, stanno scommettendo sulla crescita e ritengono che questo sia il momento di incassare.

Ma c’è pure una seconda ragione da non trascurare: i club inglesi sono stati quelli maggiormente osteggiati (da Governo e tifosi) quando scelsero di entrare nel progetto Superlega. I due club in questione dovettero addirittura rinviare un loro scontro diretto per invasione dello stadio il 2 maggio 2021.

Al di là della bontà o meno di quell’idea, la limitazione imposta rappresenta una restrizione della libertà di indirizzo aziendale delle proprietà, ed è difficile non pensare che – in un’ottica di crescita futura – gli investitori americani non abbiano fatto le loro considerazioni ritenendo più proficuo, a questo punto, uscire dal gioco e lasciare ad altri l’onore.

Va ricordato – anche se non di strettissima attualità – che nel febbraio scorso anche la proprietà del Tottenhamsecondo quanto riportato da The Athletic e mai smentito dal club, ha aperto le porte a possibili cessioni del club.

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