Come dopo le elezioni nella Prima Repubblica, hanno vinto tutti. Ma perché qualcuno ha votato contro? Il nodo è tutto nella differenza di ricavi tra 2022/23 e 2023/24
Alla fine come si poteva immaginare la scelta è stata quella di prendere i soldi che le tv offrivano: tutti e subito (o per lo meno, non appena te li danno).
Nella giornata di lunedi 23 ottobre 2023 la Serie A ha approvato l’accordo sui diritti tv 2024-2029 decidendo di proseguire la partnership con Dazn e Sky. La prima avrà 10 partite, la seconda 3 partite in co-esclusiva.
Termine favoloso vero? Immaginatelo applicato alle relazioni di coppia: un bel matrimonio in co-esclusiva.
Il voto finale ha portato 17 favorevoli, 2 contrari (Salernitana e Cagliari) e 1 club uscito al momento del voto (il Napoli, ovvero il presidente Aurelio De Laurentiis, ci torniamo dopo).
Calcio e Finanza ha offerto un puntuale lavoro di reporting sulla vicenda (in particolare qui, qui e qui se volete vedere i dettagli).
I punti salienti di questo accordo secondo me sono 3 (ne ho parlato anche in questo video sul canale Youtube Colpo Gobbo):
- gli accordi a salire: da quanto si è appreso i famosi 927,5 milioni di euro del triennio precedente sono una media degli incassi realizzati negli ultimi 3 anni. La variabilità quindi non è una novità ed anche nel quinquennio 2024/25 si partirà bassi per arrivare infine vicini al miliardo auspicato grazie al meccanismo di revenue sharing che è stato spiegato (qui).
La media finale la scopriremo solo vivendo, dalla Lega Calcio giurano che verrà migliorata. Ma resta il nodo variabilità e il fatto acclarato che si parte da un livello più basso di quello auspicato. - uno slot migliore per Sky: la tv satellitare avrà la partita della domenica alle 18 anzichè il lunch match delle 12.30. Inoltre Sky si è presa l’esclusiva nei locali pubblici, insomma, sta scommettendo che gli aumenti privati non aumenteranno e torneremo in qualche modo a 30 anni fa quando un paese non abituato al pay riscoprì le adunate nei bar per i posticipi della domenica.
- le partite in chiaro per Dazn: la piattaforma streaming si è aggiudicata anche il pacchetto try and buy. Si tratta di una formula che consentirà alla piattaforma di sport in streaming di trasmettere un massimo di 5 partite a stagione in chiaro a partire dal 2024/25. Puro marketing, uno strumento per provare a coinvolgere e poi convertire potenziali clienti in utenti abbonati.
Alla fine il risultato sembra molto simile a quanto accadeva durante la Prima Repubblica a fine elezioni: hanno vinto tutti. Almeno stando alle dichiarazioni.
Ma perché Cagliari e Salernitana allora hanno votato contro?
In base a quanto ho appreso da fonti vicino alle società (al netto dei rapporti consolidati con i fondi interessati a fare la tv di Lega, in particolare lato Salerno) il vero nodo sarebbe la prima stagione.
E calcoli alla mano – fatti da chi conosce i contratti nel dettaglio – la realtà è che alla fine la media dovrebbe vedere un miglioramento, ma la Serie A ripartirà da circa -100 milioni di euro.
E questo naturalmente preoccupa maggiormente i club a rischio retrocessione.
Su questo ci sono stati scontro, dibattito e due voti contrari.
In altre parole: l’ultima stagione del triennio 22/23 ha garantito gli introiti più altri e vi farà seguito la stagione 23/24 che avrà gli introiti più bassi del quinquennio.
La differenza tra 22/23 e 23/24 sarà di circa 100 milioni in meno.
Che poi verranno recuperati sul quinquennio, ma che inizialmente (certo per l’incerto) saranno meno.
Di questo con tutta probabilità parla il presidente di Lega Lorenzo Casini quando dice che la “contrarietà non è stata all’offerta specifica riguardante i diritti, ma in merito ad altre questioni che stiamo risolvendo”.
Ovvero: garantire ai club che potrebbero non passare tutti i 5 anni in Serie A che partecipare alla Serie A nel quinquennio non sia una roulette in cui chi arriva dopo ha un vantaggio e chi arriva prima è penalizzato dall’accordo.
La vera voce fuori dal coro è – come spesso accade – quella di Aurelio De Laurentiis.
E qui bisogna fare una digressione. Perché le parole del presidente del Napoli sono formalmente corrette e condivisibilissime.
Ma poi spesso si ha l’impressione che i rischi che lui chiede al sistema non siano gli stessi che lui si prende quando gestisce il suo club.
Il Napoli, sia chiaro, rappresenta un’eccellenza del nostro calcio perché ha vinto il campionato investendo non più (anzi, spesso molto meno) di quanto non abbiano fatto negli anni precedenti i Cairo, i Dalla Valle, i Preziosi e compagnia.
Ma fa sorridere, il suo presidente, quando fa la battuta “vogliamo essere prenditori o imprenditori”: lo dice il presidente che (legittimamente sia chiaro) devolve al suo CdA composto per lo più da familiari gli emolumenti più alti di tutta la Serie A. Gli im-prenditori.
Detto questo, ciò che dice De Laurentiis è giustissimo, da manuale:
“Il valore del calcio italiano passa attraverso gli investimenti. Il calcio italiano pensa sempre di dover essere supportato da altri, ma è il tifoso il bene assoluto di un club di calcio. Il mio rapporto deve essere diretto con il tifoso, non diretto con Sky e DAZN, che secondo me non è competente. Non fa bene come non lo fa bene Sky al calcio italiano”.
Il punto semmai è un altro.
Una volta arrivati al rapporto diretto con il tifoso il calcio italiano scoprirà che il suo valore in termini di ricavi è superiore o inferiore a quello che gli viene corrisposto (con sempre più difficoltà) da Dazn e Sky?
I numeri di bilancio delle suddette realtà danno una prima risposta. Probabilmente no.
Le difficoltà degli ultimi mesi a raggiungere un accordo fanno il resto.
Piuttosto, e qui viene il punto, il calcio italiano dovrebbe prima di tutto aprirsi alla trasparenza. Spiegare i ricavi e gli accordi, raccontare ai potenziali investitori a tutti i livelli (fondi che vogliono acquistare club, aziende sponsor…) quali sono i numeri reali del movimento.
L’impressione è che avremmo sorprese.
Infatti anche stavolta il Canale di Lega si è rivelato essere un tema buono per tutte le stagioni. Una minaccia più che una reale ipotesi. Ma non una strada che può verosimilmente entrare in gioco nel giro di pochi mesi.