I bordocampisti mentono?

Le frasi avventate di una giornalista americana che racconta il Football Americano, gettano ombre su quello che viene raccontato dai reporter messi accanto alle panchine.

Il bordocampista è quella figura giornalistica rappresentata da coloro che vengono piazzati vicino alle panchine e durante una partita di calcio, in collegamento con i commentatori, cercano di aggiungere qualcosa in presa diretta raccontando quello che riescono a carpire dall’atteggiamento e dalle parole di allenatori, calciatori e collaboratori, sull’andamento della partita.

Dare notizie da bordocampo è particolarmente difficile ed irto di pericoli.

Accade nel calcio italiano come nello sport americano.

In particolare recentemente, una nota bordocampista dell’NFL, Charissa Thomson, ha dichiarato che apparentemente più di una volta, ha semplicemente inventato resoconti dell’intervallo quando non poteva parlare con gli allenatori che scendevano o rientravano in campo durante il suo periodo come reporter a margine delle partite di calcio di Fox Sports. non è estremamente corrosivo per i miei affari.

La Thompson, conduttrice di Fox Sports e di partite della NFL su Amazon Prime, si è scusata venerdì e ha detto di aver “scelto le parole sbagliate” durante un’intervista, ma ha aggiunto di “non aver mai mentito” durante i suoi resoconti dell’intervallo.

Troppo tardi. Ne ha scritto con la consueta dovizia di particolari The Athletic (in inglese).

Se non siete abbonati no problem, vi dico io le cose principali da sapere.

Intanto che a scrivere è David Aldridge, che è stato a lungo un bordocampista NBA. E che in un passaggio fa una ammissione che non può inosservata a chi come me fa il mestiere o a chi sogna di farlo.

Fare il bordocampista (in inglese: sideline reporter) è spesso l’unico modo per i non-ex giocatori – sia giornalisti sia uomini che donne, e in particolare quelli di colore – di essere coinvolti nelle trasmissioni delle partite, soprattutto perché gli spettacoli in studio sono ora quasi completamente popolati da ex giocatori e allenatori.

Questi ex giocatori e allenatori fanno anche quasi tutte le interviste pre-partita con gli attuali giocatori e allenatori che vedi negli spettacoli pre-partita.

…con il giornalista che di fatto si riduce a portamicrofono, aggiungo io.

E il punto centrale di quel che scrive Aldridge è un altro: Thompson raccontando che a suo dire i bordocampisti spesso mentono, inventandosi cose per riempire lo spazio a loro assegnato, ha fatto un danno incalcolabile proprio a questa generazione di giornalisti relegati al ruolo secondario rispetto a ex giocatori e allenatori.

Un danno che si riverbera in due modi: da una parte minando ulteriormente una professione già in crisi e dall’altra avvicinandola pericolosamente al social reporting (la creazione di contenuti attraverso i social media) dove a differenza di coloro che si dichiarano giornalisti, a cui si chiede integrità e verità, i confini tra fatti, opinioni, notizie di prima mano, notizie riportate e pure fake news sono più fluide.

Per questo Aldridge chiarisce il suo punto di vista che è soprattutto deontologia:

quando si tratta di cronaca, sia a margine che su altre notizie, non esiste una “piccola” bugia.

Hai le informazioni, oppure no, e se non le hai, lo dici.

Se l’allenatore non è disponibile, prendi un assistente. O un giocatore. O un allenatore. Prendi qualcuno.

Dipende sempre da te.

Il blob rischia presto di inghiottire anche i bordocampisti, ma va certamente sottolineato come la reazione dei giornalisti alle parole della Thompson siano state fortissime, perché per loro significa un danno reputazionale. Ed a volte non basta una carriera costruita con integrità per fermare la valanga di qualche parola fuoriluogo.

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