Diritti tv Premier League, nuovo record e Serie A doppiata

Crescita del 4% rispetto all’accordo precedente. Incremento atteso ora anche dal mercato internazionale. Si consolidano le piattaforme esistenti (Sky e TNT), fuori Amazon, resta sulla porta DAZN.

La Premier League ha siglato un nuovo contratto televisivo a livello nazionale da 6,7 miliardi di sterline (7,82 milioni di euro) con Sky e TNT per trasmettere fino a 270 partite in diretta a stagione a partire dal 2025/26. La BBC continuerà ad avere gli highlights delle partite.

La somma rappresenta un nuovo record per un contratto domestico di trasmissione di un campionato di calcio come ha confermato la stessa Lega.

Gli attesissimi accordi sono descritti come i più grandi patti sui diritti dei media sportivi mai completati nel Regno Unito.

Con un aumento del 4% rispetto al ciclo dei diritti precedente, le tariffe aggregate sono quasi il doppio dei diritti nazionali recentemente stipulati in Italia per la Serie A.

Sky si è aggiudicata quattro dei cinque pacchetti e trasmetterà un minimo di 215 partite a stagione, compresi i calci d’inizio del sabato alle 17:30, della domenica alle 14:00 e delle 16:30, oltre alle partite serali di lunedì e venerdì e tre turni infrasettimanali.

TNT trasmetterà un minimo di 52 partite a stagione, inclusi tutti i kick-off alle 12:30 del sabato e due turni infrasettimanali.

Sky Sports trasmetterà inoltre tutte e 10 le partite nell’ultima giornata di ogni stagione.

Rimane fuori Amazon, che trasmette 20 partite a stagione secondo l’attuale accordo della lega.

È la prima volta dal 2018 che la Premier League apre una gara d’appalto per i suoi diritti. L’attuale accordo da 5 miliardi di sterline sui diritti televisivi nazionali, che era per tre stagioni e scade alla fine del 2024-25, era stato prorogato a causa della pandemia di Covid-19.

Alcune valutazioni personali

Nella newsletter del 25 novembre scorso [Diritti tv, il termometro del calcio europeo] evidenziavo:

Ovunque assistiamo ad una fase statica del mercato dei diritti tv. I valori sono di fatto invariati dalla fine dello scorso decennio, quando fu la comparsa delle piattaforme streaming (DAZN in primis) a dare un impulso concorrenziale.

L’impressione è che la Premier League continui a fare gara a sè, riuscendo – apparentemente senza troppi sforzi – a crescere ancora pur se di un risicato 4%, che tuttavia mostra un segno più davanti che altri (Italia, Francia, Spagna, Germania) saranno molto in difficoltà a realizzare.

Peraltro la Premier League si aspetta una crescita dal mercato internazionale, che già nel precedente ciclo ha garantito introiti superiori a quello domestico.

Mentre risulta che al momento la Serie A – che ha scelto di andare da sola alle trattative – non sta ottenendo grandi risultati a livello internazionale e presto potrebbe richiamare alcune agenzie a intermediare per poter portare a casa qualche risultato.

Dal punto di vista del mercato l’accordo consolida la posizione di Sky, TNT (ex BT) e BBC Sport, mentre chiude le porte a Amazon e non vede la comparsa di DAZN.

In questo senso (soprattutto se pensiamo ad alcuni disservizi patiti dall’utente medio in Italia, dove la comparsa di Dazn fu indispensabile per salvare il livello precedente dei ricavi) la conservazione delle posizioni sembra una garanzia di tenuta sia per i broadcaster che per la brand awarness della Lega sul proprio territorio principale.

Per quanto riguarda Amazon, l’uscita di scena era avvenuta dopo che la Premier League ha deciso di inserire i suoi cinque turni infrasettimanali nei suoi pacchetti, piuttosto che piuttosto che venderli individualmente, come è avvenuto l’ultima volta che hanno negoziato adeguatamente i propri diritti televisivi nazionali nel 2018.

Questo conferma la strategia “opportunistica” di Amazon, che vede i diritti come una commodity da aggiungere nei pacchetti che hanno comunque come priorità l’e-commerce. Ci sarà tempo per analizzare più approfonditamente questo approccio a livello globale.

Interessanti alcuni sviluppi futuri. Gli inglesi non sono mai stati grandi fan delle partite in notturna, ed il fatto che anche nel prossimo ciclo rimangano numerose finestre del sabato e della domenica sera totalmente libere (si temeva il contrario) rappresenta un punto di forza che indica anche opportunità future.

Il blackout del sabato – ovvero la legge britannica secondo la quale non si possono trasmettere partite di calcio dalle 15 alle 17.15 – resterà in vigore. Si aggiunge invece una finestra: ogni domenica alle 14 il calcio d’inizio verrà trasmesso in televisione.

E un aspetto ulteriore sembra invece riguardare il calcio femminile. A quanto pare proprio lo slot delle 15 del sabato potrebbe essere rimosso per creare in quella fascia un momento esclusivo per la Women’s Super League.

È una strategia quest’ultima (quella di creare “zone franche” per particolari leghe) che mi permisi di suggerire due anni fa al Social Football Summit di Roma in occasione di un mio intervento ad un panel della Lega Serie C, in alternativa allo spezzatino, per difendere i ricavi da stadio e collocare meglio temoporalmente il prodotto nelle abitudini dei tifosi. Infatti fanno ancora lo spezzatino.

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