Anche il Brentford in vendita

Anche il club di Matthew Bentham mette una quota sul mercato. Al momento a Londra tra i club di Premier League solo Arsenal e Fulham non sono interesssati da movimenti azionari. 

Martedi mattina intervenendo a Giornale Radio evidenziavo la curiosa situazione di tantissimi club inglesi che – nonostante le prospettive di ulteriore crescita dei ricavi, ad esempio da diritti tv – sono stati posti in vendita dai rispettivi proprietari.

E proprio ieri si è diffusa la notizia che anche il Brentford è stato in vendita da Matthew Bentham, lo scommettitore che ha sbancato in Premier League di cui avevo raccontato la storia qui. A dare la notizia per primo è stato Bloomberg.

Secondo Bloomberg, il proprietario del Brentford FC Matthew Benham sta prendendo in considerazione potenziali offerte per una partecipazione nella squadra.

Il rapporto rileva inoltre che il Brentford potrebbe valere più di 600 milioni di dollari.

Dopo un 13° posto lo scorso anno, il Brentford si trova attualmente all’11° posto nella classifica di Premier League dopo 14 partite della sua seconda stagione dopo la promozione dalla seconda divisione.

Se questo moderato successo sul campo dovesse continuare, il Brentford si assicurerà buoni ricavi dai nuovi accordi sui diritti dei media nazionali appena sottoscritti dalla Lega.

Il Brentford si unisce quindi a molti dei suoi colleghi rivali londinesi di Premier league nel prendere in considerazione maggiori finanziamenti di capitale, con recenti accordi segnalati che includono:

  • Chelsea: partecipazione da 500 milioni di dollari di Ares Management
  • Tottenham: valuta la possibilità di vendere una quota di minoranza del club
  • West Ham United: ha già messo sul mercato una quota di minoranza
  • Crystal Palace: sta esplorando un aumento di 200 milioni di dollari per quotarsi in borsa

L’Arsenal (di proprietà del magnate del club multi-sportivo Stan Kroenke) e il Fulham (di proprietà di Shad Khan dei Jacksonville Jaguars) sono le uniche squadre di calcio con sede a Londra nella massima serie inglese che non hanno fatto notizia di recente per quanto riguarda i finanziamenti.

Non bisogna poi dimenticare le posizioni di Manchester United e Liverpool. I Red Devils stanno chiudendo con Jim Ratcliffe (Ineos) per una quota di minoranza del 25% mentre Fenway Sports che gestisce il Liverpool ha aperto il capitale a Dinasty Equity.

La situazione del Brentford, peraltro, ricorda quella del Leeds United che Andrea Radrizzani decise di vendere ai proprietari dei San Francisco 49ers di NFL (la 49ers Enterprises) proprio nel momento in cui sembrava che il club potesse assestarsi con successo in Premier League, salvo poi perdere parte del capitale a causa della retrocessione.

Analisi

Tutti questi movimenti ci dicono che anche nel calcio dorato dell’Inghilterra, anzi soprattutto in quel calcio proprio perché dorato, l’investimento ha un senso nell’ottica della vendita a medio termine.

Questo, in particolare, quando un club riesce a fare all in andando in Premier League ed assicurandosi subito dai diritti tv cifre che in altri Paesi non riceve nemmeno chi vince il campionato.

Due le ragioni di fondo:

  • vendere permette di monetizzare il salto di categoria laddove la permanenza è tutt’altro che garantita: una situazione relativamente tranquilla di classifica attira gli investitori e permette di moltiplicare quanto investito (il Leeds è l’esempio, acquistato a 60 milioni raggiunse una valutazione da 600 ad un certo punto)
  • lo stop alla Superlega imposta dal Governo inglese e le ingerenze politiche nello sport stanno allontanando l’interesse di chi non vede grandissimo margine di crescita in un prodotto certamente maturo come la Premier league.

In tutto ciò il fatto che le quote cedute siano soprattutto minoranze ci dice due cose:

  • per continuare a crescere i club hanno comunque continuo bisogno di ulteriori investimenti
  • la quota minoritaria è il classico “uovo oggi” che intanto permette di rivalutare a bilancio i propri asset, perché chiaramente una vendita effettiva di una piccola % crea un effetto bilancistico anche sul resto delle partecipazioni.

Quello che sta facendo Bentham con il Brentford, in sostanza, è mettersi parzialmente al riparo dai rischi, valorizzando il proprio asset e tenendosi pronto a tutto.

Nel calcio moderno che difende promozioni e retrocessioni come un totem, i club – soprattutto medi e piccoli – hanno valore troppo volatile per essere considerati investimenti di lungo periodo, a differenza di quanto accade con lo sport USA in cui i titoli sportivi sono garantiti e quindi le partecipazioni nei club sono considerabili al pari quasi di “beni rifugio” perché poco volatili nel breve e medio periodo.

This entry was posted in Finanza, Governance and tagged , . Bookmark the permalink.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *